http://www.cascinagaggioli.it/

La Cascina Gaggioli è una tipica cascina a corte quadrata della fertile pianura lombarda. 

Si trova all’interno del Parco Agricolo Sud Milano  e si estende su una superficie di circa 44 ettari, completamente irrigui.
Risale, per lo meno nella sua forma attuale, a circa la metà dell’800, come testimoniano le date incise su alcuni manufatti in granito che costituivano le prese d’acqua per le marcite, qui numerose. L’impianto originario è sicuramente più antico, già nel 1200 tutta l’area di Selvanesco, in cui sorge la cascina, era di proprietà dei Torriani, signori di Milano, che per agevolare la coltivazioni e renderle più redditizie, fecero costruire il canale Ticinello, ancora oggi utilizzato a questo scopo.
Tutti i fabbricati, sia le abitazioni che le stalle e i fabbricati di servizio sono affacciati sull’aia, centro della vita della cascina. Intorno al nucleo aziendale si estendono i campi coltivati secondo il metodo dell’agricoltura biologica, che producono i foraggi per il bestiame, il riso, il grano e il mais da polenta che è possibile acquistare nella bottega della cascina.



Coltivare e produrre seguendo i principi dell’agricoltura biologica significa coltivare e produrre nel rispetto dell’ambiente, del produttore e del consumatore. Il metodo di produzione biologica vieta l’uso di prodotti di sintesi per la coltivazione, si basa sulle rotazioni tra le colture al fine di migliorare la fertilità del terreno, e su pratiche di conduzione che mirano a ristabilire un equilibrio tra i campi coltivati e zone non coltivate; qui vengono ripiantati filari e siepi, che diventano zone di ripopolamento per uccelli e piccoli animali selvatici, nonché di insetti utili alle piante coltivate. La Cascina Giaggioli ha intrapreso con decisione questa strada nel 1997, ed ora è certificata biologica da BIOS (http://www.certbios.it).

La rotazione tra le colture ha permesso il passaggio dalla monocoltura di riso e mais praticata fino ad allora alla pluralità di colture attualmente presenti in azienda, quali riso Carnaroli, mais Maranello da polenta, frumento, orzo, pisello proteico, loietto da fieno e prati che da soli coprono circa un quinto della superficie utile aziendale.

Ogni anno le colture si succedono nei vari appezzamenti di terreno, senza mai ripetersi , in questo modo si sfrutta meglio la fertilità del terreno, se ne migliora la struttura e si combattono le erbe infestanti. Queste rappresentano, nelle nostre colture, uno dei principali problemi che si riscontrano nella pratica agricola biologica. La lotta, essendo proibiti i diserbanti chimici, viene effettuata soprattutto con pratiche agronomiche quali la falsa semina e le lavorazioni meccaniche. La falsa semina è una pratica attraverso la quale si cerca di eliminare la più grande quantità di malerbe possibile prima di effettuare la semina vera e propria della coltura. Le lavorazioni meccaniche consistono in lavorazioni effettuate a colture in atto con macchine particolari che eliminano fisicamente le malerbe. La giusta epoca di semina e una corretta lavorazione del terreno, a secondo della coltura praticata, sono elementi essenziali sia per la buona riuscita del raccolto sia per una corretta gestione delle erbe infestanti. L’acqua per irrigare i campi deriva dal Naviglio Grande e tramite il canale Ticinello, ancora ricco di rane e pesci, arriva alla nostra azienda e a tutto il comprensorio agricolo circostante. Attraverso una complessa e capillare rete di canali, scoline e prese d’acqua, alcune vere e proprie opere di ingegneria idraulica, l’acqua riesce ad irrigare pressoché tutti i campi coltivati, rendendo la zona una delle più pregiata aree agricole esistenti al mondo, grazie anche alla natura del suolo, reso fertile dal lavoro di generazioni di contadini e agricoltori succedutisi nel corso dei secoli, e che con attenzione e cura ancora adesso cerchiamo di mantenere tale.

La concimazione delle colture viene effettuata solamente con prodotti organici o minerali; i principali sono o il letame e il liquame prodotti dall’allevamento, si utilizzano inoltre concimi organici o minerali rispettosi del metodo biologico distribuiti al bisogno sul terreno oppure direttamente sulle colture presenti. Il letame viene maturato per almeno sei mesi prima di essere utilizzato sui campi e sulle colture.